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Fiabe dei fratelli Grimm Fiabe per bambini

Madonna Giustina

Una fiaba dei fratelli Grimm

Un vedova aveva due figliuole, di cui l’una era bruttissima e pigra, l’altra bella e lavoratrice. La madre non aveva cuore che per la ragazza brutta e poltrona perchè questa era sua vera figliuola: odiava l’altra, sebbene bella, buona ed operosa, perchè figliastra. È una gran brutta cosa la parzialità. Alla figliastra toccava tutta la fatica di casa, a quell’altra i riguardi ed i buoni bocconi.

La povera bella, a volte se ne stava a giornate intere là sulla via maestra, vicino ad una fonte, seduta al filatoio e filava fino a tanto che le dita facevano sangue. Un giorno tra gli altri, fila, fila, fila, le mani insanguinate tinsero di rosso il fuso. Essa, che temeva le sgridate della matrigna, si chinò in terra e volle tuffare il fuso nell’acqua per lavarlo: ma la fonte era fonda, il fuso le sgusciò via e andò giù. Triste, sgomenta, guardava l’acqua e piangeva. Se tutte le lacrime che sgorgarono da quelli occhi belli fossero cadute nella fontana, questa avrebbe data di fuori. Non sapeva come fare a ripescare il fuso, a liberarsi dalle sgridate e, chi sa, forse anche delle botte. Dopo un pezzo, si fece animo. Andò dalla matrigna e le disse quanto le era accaduto.

— Poco male! – rispose con voce d’acciaio la donna malvagia. – Il fuso è cascato nell’acqua? e tu ripescalo.

Non v’era da replicare. Rossa, confusa, tremante, la bella figliuola tornò alla fonte, si stese in terra, immerse nell’acqua la mano, poi il braccio, poi il petto e pesca pesca, non arrivava al fondo e il fuso non lo ritrovava. Almeno se a furia di muover l’acqua, fosse tornato a galla! Nulla! La ragazza si spenzolò tanto che perse l’equilibrio e andò nell’acqua anche lei. Naturalmente, perse i sensi, calò al fondo e non ne seppe altro. A casa le due femmine cattive l’avranno creduta morta e se ne saranno rallegrate. I malvagi, si sa che godono e fan baldoria quando alla gente buona tocca qualche disgrazia. Ma questa volta avevano fatto i conti senza l’oste quelle brave donnine!

La bella filatrice ad un tratto aveva riaperto gli occhi e si era trovata in un gran prato pieno di fiori. C’era un sole magnifico, quiete e solitudine intorno. Credeva di sognare.

— Se facessi un giro per veder questi luoghi e saper dove sono? – pensò. E alzatasi, si avviò per il primo sentiero che le si apriva dinanzi.

Cammina, cammina, passa davanti ad un forno. Il pane grida: — Ehi, bella ragazza, mi fai il piacere di metter le manine nel forno e tirarmi fuori? Sono cotto da un pezzo e se resto ancora qui dentro, mi brucio!

— Volentieri, povero panino! – e la buona ragazza leva il pane dal forno.

Seguita a camminare e passa davanti a un melo carico di frutti.

— Ehi! bella ragazza, mi fai il piacere con le tue belle manine di darmi una buona scossa, chè le mele son tutte mature e mi pesano? – grida l’albero.

— Volentieri, caro melino! – e la buona figliola si dà a scuoterlo più volte. Le mele cadono; essa le raccoglie in un mucchio e prosegue contenta per la sua strada, quando arriva davanti a una casina, a cui sta affacciata una vecchia con certi lunghi denti che paiono zanne di belva.

Al vedere quei dentoni, la fanciulla ebbe paura, dette un grido e volle fuggire. Ma la vecchia prese a parlarle con bel garbo:

— Vieni, vieni! perchè scappi? Io non faccio male a nessuno, cara figliuola.

L’altra tornò indietro, persuasa da quella voce buona e raccontò le sue disgrazie. La vecchia riprese:

— Vuoi rimanere qui con me? Sono sola, mi faresti compagnia. Sono vecchia e tu potresti risparmiarmi molta fatica nell’accudire alle faccenduole di casa: io ti darei una bella ricompensa. Sai chi sono? Madonna Giustina.

La ragazza, di buon grado, accettò.

— Bisogna, però – riprese la vecchia – che tu faccia tutto molto per benino, perchè mi piace la precisione. E sopratutto, bada, quando rifai il mio letto, di sprimacciare i guanciali a dovere, perchè le piume volino via e caschino sulla terra. Quando i miei cuscini perdono le piume, nel mondo nevica: capisci?

Erano d’accordo e la bella figliuola si dette a sbrigare le faccende domestiche presso la vecchia dai denti come zanne.

Tutto era fatto a puntino. Mai Madonna Giustina aveva a dire una parola amara; nè l’altra mai da lagnarsi pel troppo lavoro. Le fatiche erano ricompensate con la pace del buon accordo e col vitto sano ed abbondante. Non v’era pericolo che mancassero nè lesso nè arrosto alla tavola di Madonna Giustina!

Ma un bel giorno, la bella servetta fu colta dal mal del paese. E sebbene a casa non l’aspettasse la mamma, ma la matrigna egoista e senza cuore ed una sorellastra che era un demonio calzato e vestito, il desiderio di ritornarvi le si mise in cuore. Giorno e notte vi ripensava, non aveva posa. Ma come dirlo alla buona vecchia? Non le sarebbe parso un’ingratitudine se ella l’avesse abbandonata? Si fece animo; andò da Madonna Giustina e le confidò con sincerità la nuova pena.

— Mi piace, – disse la vecchia – e ti lodo perchè hai questo buon desiderio. Vedo che non serbi rancore per chi t’ha fatto del male. Brava. Tieni: questo è il fuso che ti cascò nella fontana – riprendilo e va’. Anzi, ti voglio accompagnare da me fino ai confini delle mie terre. Andarono.

Il possesso di quella vecchia misteriosa era cinto da un muro; e in fondo v’era un gran portone per cui se ne usciva. Quando furono arrivate a quel portico, la vecchia nell’aprire il battente. — Va’ – disse – ed abbi la ricompensa dei servigi che m’hai resi e della tua buona condotta. – In quella, dall’alto della volta incominciò a cadere addosso alla bella filatrice una larga pioggia d’oro che la ricoprì da capo a piedi. L’oro più e più cadeva, finissimo e leggero e restava aderente alle vesti, ai capelli della fanciulla.

Giunta che fu a casa, il gallo che se ne andava a diporto sull’orlo della fonte, pigliando il fresco, la scorse di lontano e cominciò a dimenare cresta e bargigli, gridando tutto allegro:

Chicchicchirichì!
Guardatela lì:
La filatrice, bella
Che perse il fuso nella fontanella
E nell’acqua sparì,
Addesso è tornata
Tutta dorata!

Essa andò dritta a casa sua, dalla matrigna e dalla sorellastra che le fecero festa perchè la videro coperta d’oro. Subito le furono intorno; le rivolsero mille domande per sapere onde le venissero tutte quelle ricchezze, e quando ella ebbe raccontato di Madonna Giustina, dei servigi resi per cui aveva ricevuta la ricompensa in cambio, subito l’invidia si svegliò loro in cuore. La madre disse all’orecchio alla brutta figliuola che andasse presto da Madonna Giustina anche lei per avere la stessa fortuna.

Ecco quella pigrona che si mette anch’essa col filatoio vicino alla fonte per fare come aveva fatto la sorella. Ma essa non ha voglia di lavorare e non fila tanto da sbucciarsi le dita. Noiata, impaziente, che cosa fa? Si punge un dito e va a strofinare le mani contro le siepi piene di pruni. Appena il sangue comincia a stillare, lesta prende il fuso, lo imbratta, lo butta nella fontana e vi si getta dietro, per far finta di volerlo ripescare.

Come l’altra, perdè i sensi e quando si risvegliò dal deliquio si trovò anch’essa in mezzo ad un gran prato dove brillava il sole, ed i fiori sbocciavano fitti fitti, che erano una meraviglia. Dinanzi a lei si apriva un sentiero: ed essa subito vi si avviò, contenta, mentre il core le batteva forte al pensiero di tutto l’oro che le sarebbe piombato addosso tra breve.

Passò davanti al forno e il pane le gridò:

— Presto, presto, levami dal forno, chè sono cotto e se ci rimango ancora mi brucio.

— Fossi matta! – rispose la brutta poltrona – … per scottarmi le mani, eh? – e tirò di lungo. Quando fu vicina al melo che era carico di frutti, questo le gridò:

— Scuotimi, scuotimi! Le mele sono tutte mature e mi pesano tanto, scuotimi!

— Fossi matta! – rispose quella brutta pigrona – perchè mi caschino sulla testa, eh? – e tirò di lungo.

Quando fu presso alla cascina di Madonna Giustina e vide la vecchia che guardava fuori dalla finestra, naturalmente non ebbe paura di quelle zanne lunghe perchè di solito quando le cose si sanno avanti fanno meno impressione, ed essa dalla sorella era stata prevenuta.

Interrogata dalla vecchia se volesse restar da lei ed accudire alle cose di casa, accettò subito e si mise a sfaccendare. Il primo giorno andò bene. Ma quello di poi e gli altri, sempre peggio perchè la pigrizia le faceva far tutto mal volentieri. Sospirava, sbuffava, brontolava fra sè, si alzava tardi, non era mai pronta; quando rimetteva in sesto la camera della vecchietta e ne rifaceva il letto, non aveva la pazienza di sprimacciar ammodo i guanciali. Quella non poteva più fare i suoi sonni tranquilli, sognava male: e le belle falde di neve non cadevano più sulla terra.

Ben presto, Madonna Giustina se ne stancò.

— È tempo che tu ritorni a casa tua, figliuola – le disse un giorno e la licenziò.

All’altra il core dette un balzo. — Ora mi piove l’oro addosso – disse fra sè – e me ne vado in paese tutta risplendente. Figurarsi le ragazze come m’invidieranno! Sarò la meraviglia di tutti – e il core le balzava sempre più forte.

Andarono.

Quando furono davanti al gran portone per cui si usciva dalle terre di Madonna Giustina la vecchia che l’accompagnava si fermò ed aprendo il battente:

— Va’, figliuola: – disse – prendi, questo è il fuso che ti cadde nella fonte e questa è la ricompensa che ti sei meritata per i servigi che m’hai reso.

A queste parole, si aprì la volta del portico, e subito una caldaia piena di pece fu rovesciata addosso alla brutta ragazza invidiosa, che non aveva voglia di lavorare.

La pece più e più cadeva larga, pesante e restava aderente alle vesti, ai capelli della fanciulla. Essa corse a casa con la pece addosso e la rabbia nel cuore. Il gallo che se ne andava a diporto sull’orlo della fontana, pigliando il fresco, la scorse di lontano e cominciò a dimenare cresta e bargigli, gridando a squarciagola:

Chicchicchirichì!
Guardatela lì:
La filatrice dall’orrendo muso
Che fece finta di aver perso il fuso
E nell’acqua sparì;
La brutta pigrona,
La brutta stracciona,
Cattiva, invidiosa,
Sgarbata, piccosa, golosa, gelosa,
È già ritornata,
Ma tutta impeciata.
Chicchicchirichì… le han dato la pece
In ricompensa del male che fece.

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