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La chimera di un Re

Fiaba di Luigi Capuana

C’era una volta un Re molto giovane che avrebbe voluto vivere come tutti i suoi sudditi, libero di fare quel che gli sarebbe parso e piaciuto. Per ciò, appena poteva, senza dir niente a nessuno, neppure ai Ministri, indossava un vestito da cacciatore, prendeva arco e frecce, e via pei forteti e pei boschi. Conduceva con sé due fidati familiari unicamente per riportare la ricca preda a palazzo.

I Ministri erano contenti di questo Re che si occupava pochissimo degli affari del regno, e intanto pensava a provvederli di cacciagione due o tre volte al mese.

– Queste lepri per voi! Questo daino per voi! Questo cignale per voi!

– Grazie! Grazie, Maestà!

Soltanto il più vecchio dei Ministri, dopo di aver ringraziato, non mancava mai di soggiungere:

– Ah, Maestà! Dovreste regalarci una Regina!

– Aiutatemi a trovarla. Vorrei la più bella Regina del mondo.

– C’è la Reginotta di Spagna.

– È un po’ gobba; non lo sapete?

– C’è la Reginotta di Francia.

– È un po’ zoppina; non lo sapete?

– C’è la Reginotta del Portogallo.

– Ha un occhio storto; non lo sapete?

– C’è la figlia del Gran Turco.

– È troppo grassa; non lo sapete?

– Maestà, bisognerebbe ordinare una Reginotta a posta per voi, e, disgraziatamente, non è possibile!

– Chi lo sa! – rispondeva il Re, ridendo; e cambiava discorso. Un giorno, andato a caccia, egli si era smarrito in una folta boscaglia. Aveva lasciato i due familiari a guardia della preda, e, gira di qua, gira di là, più non trovava la strada per ritornare da essi.

Tutt’a un tratto, udì un grido, e poi un lamento. Accorse, e vide un vecchio, caduto in un fosso, che invocava aiuto e continuava a lamentarsi: – Ahi!… Ahi!…

Senza por tempo in mezzo, il Re scese laggiù, sollevò il vecchio e lo cavò dal cattivo passo.

– Vi siete fatto molto male? ,gli domandò.

– No, per fortuna, figlio mio!

– Sentite: mi sono smarrito in questa boscaglia, e non trovo la strada per uscirne.

– Vi condurrò io. Aiutatemi intanto a raccogliere alcune erbe. In due, si fa presto.

– Volentieri. Chi siete? Come vi chiamate?

– Voi siete il Re.

– Chi ve l’ha detto?

– Nessuno. Mi chiamano il mago Bianco perché sono bianco di capelli e di barba e resto sempre di questo colore.

Il Re lo guardò con curiosità mista a paura.

– Vi leggo nel pensiero – disse il vecchio. – Per poco non sospettate che io possa farvi del male. Rassicuratevi.

E mentre il Re, meravigliato, lo aiutava a strappare le erbe indicategli, il vecchio riprendeva:

– Voglio anzi dimostrarvi la mia gratitudine. Chiedete e sarete subito soddisfatto. Volete collane, anelli, monili rari e preziosi, diademi per la vostra Regina?

– Non ho ancora preso moglie.

– La prenderete, certamente.

– Forse!

– Perché dite così?

– Perché vorrei trovare una moglie che avesse tutte le perfezioni… delle più belle donne del mondo. È possibile?

– È troppo ardire, ma è possibile! Solamente…

– Solamente…

 Occorre cercare, radunare quelle bellezze, e poi iunestarle nella donna che sarà scelta da voi. Appena avrete scoperto una bellezza, chiamatemi; la mia potenza di Mago farà il resto.

– E come e dove venire a trovarvi, se mai?

– Basterà chiamare, alzando le braccia: «Mago Bianco! Mago Bianco!». Mi vedrete accorrere in vostro aiuto.

– E voi potreste anche far sparire una gobba?

– Quella della Reginotta di Spagna?… È una cosa da nulla. O allungare un po’ la gamba della zoppina di Francia? O raddrizzare l’occhio di quella del Portogallo? O togliere il troppo grasso alla figlia del Gran Turco? Ai vostri comandi, Maestà! … E questa è la strada.

Il Mago era scomparso.

Otto giorni dopo, ù Re disse ai Ministri:

– Voglio fare un viaggio e non deve saperlo nessuno. Mancherò un anno, un mese e un giorno. Se non mi vedrete ritornare…

– Buon viaggio e buon ritorno, Maestà!

Il Re si travestì in modo da rendersi irriconoscibile; prese con sé molto danaro, e, di nottetempo, uscì non visto dal palazzo reale.

Andava attorno bighellonando, osservando attentamente tutte le donne, facendo confronti, incontentabile. Voleva trovare a ogni costo la bellezza unica: i più bei capelli, il più bel naso, i più begli occhi, le più belle orecchie, le più belle mani, i più bei piedini.

E quando già gli pareva di aver fatto una grande scoperta, e stava per chiamare il Mago, si accorgeva di essersi ingannato, e si rimetteva da capo a ricercare, a far confronti; quasi più non sperava di poter riuscire. Ma un giorno, ecco, incontra una giovane contadina con certi capelli così biondi che parevano di oro filato. Egli non aveva mai veduto niente di simile. Formavano attorno alla testa un nimbo di splendore. Alzò le braccia e chiamò forte:

– Mago Bianco! Mago Bianco!

Il Mago comparve:

– Ai suoi comandi, Maestà!

– Quei capelli, per la mia Regina!

– Sarà servita, Maestà!

E immediatamente la contadina si mise a piangere perché i suoi capelli erano diventati di un biondo scuro, senza riflessi dorati.

– Vado a riporli, Maestà. Cercate il resto.

E il Mago, con in mano il mucchio dei capelli di oro, tolti alla contadina, sparì.

Il Re continuò ad andare di città in città, di paesetto in paesetto, di villaggio in villaggio, tutto occupato dalla ricerca del più bel naso di donna. E un giorno, ecco, egli incontra una giovane signora con un naso così ben fatto, né grande, né piccolo, né rotondo, né affilato, ch’era un incanto.

Guardando quella signora, pareva di non veder altro che il naso di tutta la sua bella persona. Il Re alzò le braccia, e chiamò:

– Mago Bianco! Mago Bianco!

Il Mago comparve:

– Ai suoi comandi, Maestà.

– Quel naso! Una meraviglia! Degno soltanto di una Regina…

– Eccola servita, Maestà!

La signora si mise a gridare:

– Oh, il mio naso! Il mio naso!

Se lo era sentito portar via, senza dolore, e piangeva tastandosi il naso corto e un po’ schiacciato sostituito a quello suo.

– Vado a riporlo, Maestà! Cercate il resto.

E il Mago, con in mano il naso tolto alla bella signora, sparì .

Il Re riprese ad andare attorno, di città in città, di paesetto in paesetto, di villaggio in villaggio.

Ora si occupava della ricerca del più bel paio di occhi che brillassero in fronte a una donna, per farne dono alla futura Regina. E un giorno, ecco, egli indietreggiò alla vista di due grandi occhi neri che gli venivano incontro e pareva volessero incendiarlo col lampo delle pupi!le. La donna che portava in fronte quello splendore era una giovane venditrice di pane, che andava attorno con una cesta sul capo… Sorrideva a tutti, orgogliosa della rara bellezza dei suoi occhi.

Il Re si affrettò ad alzar le braccia e a chiamare:

– Mago Bianco! Mago Bianco!

– Ai suoi comandi, Maestà!

– Ah, quegli occhi! Guardate…

– Eccola servita, Maestà!

Nel palmo della mano del Mago, essi sembravano due rarissimi diamanti neri.

– Vado a riporli, Maestà! Cercate il resto.

Ora il Re non dubitava più di riuscire nel suo intento, così aiutato dalla miracolosa potenza del Mago. Che gli occorreva di trovare? Le più belle mani e i più bei piedini. Ed era curiosissimo di vedere in che modo quegli avrebbe operato l’innesto di tutto nella persona della futura Regina. Quale avrebbe scelto delle quattro Reginotte nominate dal Ministro? Era incerto tra la spagnuola e la francese.

E riprese ad andare di città in città, di paesetto in paesetto, di villaggio in villaggio, osservando attentamente mani e piedi; era quasi imbarazzato nella scelta. Ma si ostinava a ricercare; voleva, finalmente, trovare la perfezione assoluta, come per i capelli, il naso e gli occhi.

Ed ecco, una mattina si ferma davanti a una cucitrice seduta fuori la porta di casa.

Quella giovane aveva mani così bianche, così piccole, con ditini affusolati, da essere scambiate per mani fatte di cera. Il Re rimase per qualche momento a guardarla incantato, poi alzò le braccia e chiamò forte:

– Mago Bianco! Mago Bianco!

– Ai suoi comandi, Maestà!

– Ah, quelle mani! Quelle mani!

– Eccola servita, Maestà!

La fanciulla scoppiò in lacrime non riconoscendo più le sue mani, atterrita di vedersele scambiate.

– Vado a riporle, Maestà! Cercate il resto.

Era già passato un anno. Non vedeva l’ora di tornare al palazzo reale, e annunziare al Ministri:

– Avrò la Regina più bella del mondo!

Ed ecco, finalmente!… Gli pareva di sognare. In mezzo a un gruppo di gente, c’era un uomo che sonava uno zufolo: Tiu! Tiu! e una ragazza, con veste corta e piedi scalzi, ballava su un tappeto vecchio steso per terra.

Aveva due piedini così delicati, così piccoli che saltavano, volteggiando rapidi, e pareva toccassero appena il suolo con la punta delle dita: – Tiu! Tiu! – e la gente batteva le mani: Brava! Brava!

Il Re, sbalordito di tanta bellezza, alzò le braccia e invocò forte:

Mago Bianco! Mago Bianco!

– Ai suoi ordini, Maestà!

– Quei piedini… Peccato! Si deformeranno ballando.

La danzatrice si arrestò tutt’a un colpo, quasi i suoi piedi fossero diventati pesanti. Invano l’uomo soffiava più forte nello zufolo: Tiu! Tiu!

Ella aveva perduto ogni leggerezza, ogni agilità, e cominciò a piangere e a disperarsi.

Il Re n’ebbe pietà; si fece largo tra la gente per regalare alla ragazza una borsa piena di monete d’oro. Ma la ragazza non si consolava, e piangeva, gridando tra i singhiozzi:

– Ah, i miei piedini! I miei piedini!

Il Re non aveva da cercar altro. E la mattina in cui si compiva l’anno, un mese e un giorno, i Ministri se lo videro comparire dinanzi. Non ne furono molto contenti; si erano già abituati a far a meno del Re. Intanto egli non sapeva decidersi:

La Reginotta di Spagna? La Reginotta di Francia?

– Maestà, – disse il vecchio Ministro – nascondo una moneta spagnola in un pugno e una francese nell’altro. Scegliete. La moneta indicherà chi dovreste sposare.

– Il pugno destro!

– Maestà, sposerete la Reginotta di Francia.

Ma quando la Reginotta seppe che, prima delle nozze, doveva assoggettarsi all’operazione del Mago, per diventare la più bella Regina del mondo, si rifiutò indignatissima:

– Chi mi vuole deve prendermi così come sono!

E il Re si volse alla Reginotta di Spagna.

Anch’essa però si sentì offesa dalla proposta di assoggettarsi prima all’operazione del Mago per diventare la più bella Regina del mondo:

– Chi mi vuole deve prendermi così come sono!

Indispettito dei due rifiuti, il Re si rivolse alla Reginotta del Portogallo.

La poverina era così afflitta dalla disgrazia di avere un occhio storto, che acconsentì subito, appena apprese che sarebbe guarita anche di questo.

Il Re, ricevuto il consenso, alzò le braccia e chiamò allegramente:

– Mago Bianco! Mago Bianco!

– Ai suoi comandi, Maestà!

– La Reginotta è trovata. Rendiamola presto la più bella donna del mondo.

– Vado e torno, Maestà!

E tornò in un batter d’occhio, con una scatola dov’erano riposti i capelli, gli occhi, il naso, le mani e i piedini da innestare alla Reginotta invece dei suoi. Il Re volle assistere alla portentosa operazione.

La Reginotta del Portogallo aveva certi capelli neri, ricciuti, che le arrivavano fino al piedi e davano gran risalto alla pelle bruna del viso. In un batter d’occhio, senza il minimo dolore, quella folta chioma cadde per terra, e il Mago cinse alla Reginotta la fiammante corona dei capelli biondi che si attaccarono alla cute quasi vi fossero nati. Se non che, con la bruna carnagione stonavano un po’.

La Reginotta aveva occhi azzurri, limpidissimi, belli, nonostante che uno fosse storto. Quando il Mago sostituì ad essi i grandi occhi neri della venditrice di pane, parve che sotto la fronte della Reginotta si fossero aperti due buchetti scuri scuri, quasi le fiamme di oro dei capelli ammortissero i lampi delle pupille.

Il Re seguiva, ansioso, il procedere delle operazioni.

Venne la volta del naso. Appena il nasino, corto e un po’ all’in su, fu sostituito dal bellissimo naso tolto alla giovane signora, il viso della Reginotta assunse un’espressione di maschera. Con quei capelli d’oro, quegli occhi neri e il naso di perfetta bellezza nobilmente piantato sopra le labbra, ella, sì, perdeva tutti i tratti irregolari della sua fisionomia, senz’acquistarne però altri più belli come il Re si era immaginato dovesse accadere. Così le delicate e bianche manine, gli agili brevi piedini, che parevano di bambina, aumentarono le stonature, tanto da dare a tutta la persona della Reginotta la figura di una bambola rimediata alla meglio.

– Bisogna farci l’occhio! – pensava il Re. Ma i giorni passavano e la brutta impressione perdurava. E lui che si era immaginato di crearsi la Regina più bella del mondo! – Bisogna farci l’occhio! – si confortava.

Aveva già dato la sua parola di Re; perciò affrettò le nozze, e condusse via la Regina con pompa sfarzosa e grandi feste.

Il peggio fu quando si accorse che la Regina, da un momento all’altro, cambiava di umore, come se dentro di lei ci fossero cinque persone diverse che la facevano agire e parlare a modo loro!

E ora comandava quella dei capelli biondi, ora quella degli occhi nerissimi, ora quella del bel naso, ora quella delle manine; ma sopra tutte comandava quella dei piedini.

E allora erano salti, piroette, giri per le stanze su la punta dei piedi, come una trottola umana; e se il Re voleva fermarla, si sentiva trascinato via anche lui fino a che la Regina non si arrestava tutt’a un tratto, ansimando.

– Ah, Mago Bianco! Mago Bianco!

– Ai suoi comandi, Maestà!

– Bisogna disfare ogni cosa, e ridurre la Regina proprio qual’era da Reginotta.

– È impossibile, Maestà!

– Perché?

– Vostra Maestà ha voluto fare una cosa contro le leggi naturali… e n’è stata punita. Era inutile avvertirla prima; non mi avrebbe creduto.

– È vero!… Non vi avrei creduto.

– Ogni capigliatura sta bene alla sua testa; ogni paio di occhi alla sua fronte; ogni naso al suo viso; mani e piedi al loro corpo! Vostra Maestà ha avuto la superbia e il capriccio di violentare la Natura!… Veggo però che è pentito…

Intanto il mago Bianco apriva e chiudeva gli occhi, trinciava con le braccia larghi segni per aria, borbottava parole incomprensibili. Ed ecco venire avanti la Regina, girando rapida su la punta dei piedi, al pari di una trottola. Girava, girava e qualcosa saltava via dalla sua persona come violentemente strappato. Prima i capelli biondi… una vampata! Poi gli occhi nerissimi… due lampi! Girava, girava ed ecco naso, mani e piedi volar in alto!

Ppim!… Ppum!… Ppam! Tutto pareva risolversi in un po’ di fumo, che presto spariva. Il mago Bianco stese un braccio e la fermò. La Regina era tornata perfettamente come quand’era Reginotta. L’occhio un po’ storto, invece di sfigurarla, comunicava al suo aspetto un’attrattiva particolare. Il Re piangeva dall’immensa gioia.

– Ah, mago Bianco!… Ah, mago Bianco! – E voleva baciargii le mani. – Ma, dunque, tutto è stato illusione?

– Maestà, certe cose reali sono così strane da sembrare illusioni.

E ridendo, mentre lentamente spariva, soggiunse:

– Non crederete che sia stata un’illusione anche io!… E se vi occorrerà…

La voce si affievoliva col dileguare della persona. Il Re, intanto, si sentiva guarito dalla vanità di volere la più bella Regina del mondo; felice di aver trovato nella Reginotta del Portogallo una moglie buona, affettuosa, degna di essere adorata e di regnare al suo fianco.

E non cercò più di sapere se quel che gli era accaduto fosse stato illusione o realtà…

Fiaba oscura, oscura, oscura

Come sorba si matura!

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